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Il canto gregoriano

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Il gregoriano secondo la tradizione

Il “canto gregoriano” prende il nome dal santo papa Gregorio I Magno che – secondo la tradizione – raccolse e ordinò i canti sacri dei vari riti presenti in Occidente in un unico libro detto Antifonario. A tale proposito, si racconta che papa Gregorio, nascosto dietro a una tenda, dettò l'antifonario a un monaco il quale, accorgendosi che il Papa faceva lunghe pause, sollevò la tenda e vide una colomba – immagine dello Spirito Santo – che suggeriva all’orecchio del Papa; il gregoriano venne perciò ritenuto di origine divina.

 

Che cos’è il canto gregoriano

Col termine “canto gregoriano” s’intende il canto cristiano in lingua latina adottato dalla Chiesa d’Occidente tra il VI e il IX secolo ed è considerato la “Bibbia cantata”. Con questo canto la parola di Dio diventa musica, una preghiera cantata la cui melodia amplifica la Parola del testo biblico. Si tratta di un canto non accompagnato da strumenti musicali, che eleva lo spirito umano e lo apre alla contemplazione.

 
 
 
 
 

 

 

 

Prima del canto gregoriano

Nella Chiesa delle origini, il canto liturgico dei cristiani si rifaceva al canto rituale ebraico che risuonava nelle sinagoghe sparse in tutto l’Impero romano. Facendo proprie le parole dei Salmi: «Lodate il Signore con un canto nuovo, cantate a lui con arte» (Cf. Sal 32), fin dagli inizi, i cristiani cantavano inni, salmi e cantici al Signore. Gli inni erano testi scritti dai padri della Chiesa; i salmi erano testi biblici tratti dal Libro dei Salmi; i cantici erano testi tratti dalla Bibbia.

Comprendendo bene l’importanza del canto liturgico, Sant'Agostino (354-430) scriveva: «Il cantare è proprio di chi ama», tradotto anche nella famosa espressione «Chi canta prega due volte». Quindi, facendo eco alle parole del Salmo 89 – «Beato il popolo che ti sa acclamare!» – i cristiani fin dall’inizio ebbero la consapevolezza che musica e canto esprimevano bene l’animo umano ed erano perfettamente adatti per la lode a Dio.

Le melodie dei vari canti cristiani erano molto diverse da una zona all’altra; infatti, ogni comunità cantava nella lingua del territorio in cui abitava, cosicché il canto liturgico era diverso da regione a regione. Tuttavia, a partire dal III-IV secolo, le varie comunità adottarono tutte la lingua latina, soprattutto per il canto dei salmi, dando origine a diverse tradizioni liturgiche come:

▪ il canto romano antico a Roma e nell’Italia centrale;

▪ il canto ambrosiano a Milano e nelle terre lombarde;

▪ il canto beneventano a Benevento e nell’Italia meridionale;

▪ il canto aquileiese ad Aquileia e nelle terre venete;

▪ il canto gallicano nella Gallia romana (Francia);

▪ il canto ispanico su i due versanti dei Pirenei, quello spagnolo e francese;

▪ il canto mozarabico o visigotico nella penisola Iberica;

▪ il canto sangallese a San Gallo e nella zona svizzera e germanica;

▪ il canto celtico in Irlanda, Inghilterra e Bretagna.

Queste diverse tradizioni regionali, pur diverse nelle melodie e nel repertorio testuale, furono in parte all’origine del canto gregoriano.

Origine e diffusione del gregoriano

Agli inizi del VI secolo, nella Chiesa si erano ormai consolidate varie tradizioni liturgiche, ma, per dare maggiore unità alla Chiesa, il santo papa Gregorio I Magno diede inizio ad una grande opera di riforma liturgica, provvedendo all'unificazione dei vari riti e delle varie tradizioni musicali. Perciò, fece raccogliere e ordinare i diversi canti sacri dando vita all’Antifonario, in cui furono trascritti solamente i testi, poiché la scrittura musicale non era ancora stata inventata. Da allora il canto liturgico prese il nome di "canto gregoriano" e divenne la caratteristica del nuovo rito romano adottato da tutta la Chiesa d'Occidente, a parte l'arcidiocesi di Milano che conservò il rito ambrosiano.

A Roma, Gregorio Magno diede slancio anche alla Schola cantorum, nella quale vennero formati i cantori – chierici e monaci – che avevano il compito di diffondere il canto gregoriano in tutta Europa.

L’importanza del canto gregoriano per l’unità della Chiesa fu così importante che, nel IX secolo, l’imperatore Carlo Magno ne promosse la diffusione in tutto il Sacro romano impero per assicurarne l’unità politica. Tutto ciò, in particolar modo, fu possibile grazie ai monasteri benedettini, che divennero i centri principali per la diffusione del gregoriano.

Caratteristiche del canto gregoriano

Il gregoriano non ha finalità artistiche, ma il suo scopo è quello di unire i cristiani nella preghiera, aiutandoli all’incontro con Dio nella contemplazione.  È un canto “vocale”, ovvero non accompagnato da strumenti musicali e può essere cantato da un solitsta o da un coro. Può essere eseguito anche in dialogo tra un solista e il coro, oppure in dialogo tra due parti del coro. Ma l’elemento più caratteristico del canto gregoriano è l'andamento lento a una sola voce, cioè monodico.

 

I monaci e il gregoriano

I monaci, che esprimo col canto la lode a Dio a nome del creato e di tutta l’umanità, hanno sempre amato pregare nella sobrietà e nella bellezza e, quindi, hanno trovato nel canto gregoriano la melodia più adatta per la loro liturgia. Quasi sussurrato, il canto gregoriano ben si addice allo spirito contemplativo e al silenzio che regna nel monastero. In particolare, si deve ai monaci la conservazione di molti canti gregoriani, continuamente ricopiati a mano e rilegati su grandi codici. Infine, non va dimenticata la grande opera compiuta nel XIX secolo dai monaci benedetti dell’abbazia di Solesmes, in Francia; essi hanno ridato autenticità al canto gregoriano recuperando la sua antica bellezza.

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